La schiena nell’adulto
Dimmi quanto male hai e ti dirò che schiena sei!
Ormai è un dato certo che, nei Paesi industrializzati, l’80% della popolazione adulta soffre di mal di schiena.
Nel sentire comune spesso si fa riferimento a un colpo di freddo, uno strappo, l’artrosi, in realtà nel 97% dei casi il dolore è di tipo “meccanico” quindi un’alterazione anatomica del rachide dovuta a vizi posturali scorretti. Sfregamenti, dislocazioni, avvicinamento, restringimento fra le componenti ossee con conseguenti contratture muscolari e compromissione delle radici nervose sono la causa più frequente delle manifestazioni dolorose.
La scorsa settimana abbiamo dedicato la nostra pillola alla schiena dei bambini, oggi, invece dedichiamo la nostra attenzione alla colonna di noi adulti e con l’aiuto di Marcello Coppini, massoterapista del nostro centro medico, cercheremo di capire come approcciarci al mal di schiena.
La colonna vertebrale è la struttura portante del nostro corpo, collega la nostra testa al bacino. Essa è composta dalle vertebre che sono dei blocchetti di osso cuneiformi, 24 per la precisione (in più sacro e coccige), distanziati fra di loro da un cuscinetto di materiale cartilagineo, il disco che contiene del materiale ricco di acqua con funzioni di ammortizzatore.
Le sue funzioni sono molteplici:
- Sostiene il nostro corpo, garantendogli stabilità ed equilibrio e permettendoci di stare in posizione eretta;
- Ci consente di camminare e di muoverci assumendo svariate posizioni nello spazio, come la flessione, l’estensione, l’inclinazione e la rotazione
- Protegge il sistema nervoso e il midollo spinale, che scorre al suo interno diramandosi tramite i nervi a tutti gli organi vitali
- Funge da ammortizzatore meccanico continuo durante le azioni quotidiane e la pratica sportiva.
La colonna vertebrale è idealmente suddivisa in tre segmenti che nel loro insieme presentano tre curve: due rivolte verso avanti, chiamate lordosi cervicale e lombare e una rivolta indietro definita come cifosi dorsale.
Queste tre curve sono fondamentali per dare grande elasticità alla colonna e un’equa distribuzione dei carichi per evitare che il peso gravi soltanto sulla parte terminale della struttura.
Il disco intervertebrale, il nostro cuscinetto ammortizzatore, tende negli anni a consumarsi sia per effetto dell’invecchiamento dei tessuti, sia per l’usura dovuta all’utilizzo.
La postura che noi assumiamo, ha una grossa responsabilità in questo danneggiamento. Stare seduti in maniera scorretta, per esempio, può far perdere la fisiologica lordosi lombare, determinando un aumento della pressione che il peso del nostro corpo esercita sui dischi lombari.
Se il disco perde elasticità, cosa già di per sé fisiologica con il passare degli anni a causa della disidratazione, può venire schiacciato, venendo a meno al suo compito di distanziatore e ammortizzatore.
In questi casi, quando una parte del disco, ancora integro, deborda da suoi margini anatomici si parla di “protrusione” discale.
Si parla invece di “ernia” quando il materiale gelatinoso che è all’interno del disco e che viene chiamato “nucleo polposo”, fuoriesce dal guscio di contenimento del disco stesso.
Mantenendo una posizione in flessione anteriore o stando seduti in modo scorretto con l’annullamento della lordosi lombare, il contenuto del disco può spostarsi posteriormente e rimanere “bloccato” all’interno dell’articolazione intervertebrale producendo come effetto l’impossibilità di estendere la colonna ritornando in posizione eretta.
La muscolatura paravertebrale, in questi casi, difficilmente si “strappa” piuttosto reagisce contraendosi per bloccare la parte dolorosa, impedendo il movimento come meccanismo riflesso, scatenato dalla stimolazione delle fibre dolorifiche perché il disco spostato può andare a sollecitare le radici nervose.
Disco “compresso” posteriormente e muscolatura contratta, provocano un blocco funzionale della schiena per qualche giorno, fino a che il disco protruso non rientra nella sua sede.
Come possiamo risolvere? Nell’immediato riposo e antidolorifici sotto controllo del medico, ma è fondamentale prendere in mano con decisione questa situazione onde evitare l’innescarsi di un circolo vizioso con episodi ripetuti.
Una corretta valutazione posturale per determinare come la persona gestisce i carichi, quali compensi adotta e quali abitudini posturali scorrette ha consolidato nel quotidiano sono sicuramente il primo passaggio.
Una eventuale visita specialistica per accertamenti diagnostici, come secondo step poi è necessario tuffarsi in un corretto programma di rieducazione posturale che comprende un primo approccio più fisioterapico e di igiene posturale e poi un programma di mantenimento dove l’acqua di sicuro può giocare un ruolo determinante per la sua proprietà di ridurre il peso corporeo, regalando sollievo ai dischi vertebrali compressi e alla muscolatura contratta.
Altre attività, come il pilates e i percorsi di tonificazione e la ginnastica posturale svolta nel centro Move Different, sono importanti per mantenere un giusto grado di elasticità e il corretto tono dei muscoli della schiena e del corpo in generale.
Grazie Marcello per i tuoi spunti, ricordiamo con piacere la tua presenza nel convegno ”Il dolore lombare: inquadramento, diagnosi e trattamento” tenuto da il Dottor Antonio Villaminar proprio sull’importanza di un approccio preventivo.
Per qualunque richiesta di approfondimento o per aggiornamenti sui progetti legati alla postura nel centro medico, potete scrivere nei commenti oppure alla mail amavivinuota@piscinedivicenza.it. Alla prossima settimana