Piscine di Vicenza back in the days: un tuffo nel passato
Uno sguardo alla storia di un giovane nuotatore che ha imparato a nuotare negli impianti di v.le Ferrarin più di 40 anni fa.
La storia del palazzetto del nuoto gestito da Piscine di Vicenza ha radici profonde, radicate e solide.
Molti non si ricordano nemmeno com’era la struttura in origine e, per questo, abbiamo chiesto la testimonianza di chi ha iniziato a frequentare l’impianto più di 40 anni fa.
L’attività sportiva negli anni ’60, almeno secondo alcuni, non aveva la stessa risonanza di cui gode al giorno d’oggi.
Per i bambini nati negli anni subito successivi al secondo dopoguerra, praticare uno sport non era una consuetudine perché non aveva ancora preso piede quel movimento di cultura e cura del corpo che viviamo invece oggi.
Eppure, proprio negli anni ’60, grazie a circostanze fortuite, un bambino di nome Davide ha iniziato a frequentare quello che, all’epoca, era il Centro Nuoto Vicenza.
“Mio padre lavorava all’AMCPS – ci racconta Davide – e, in varie occasioni, ha ricoperto il ruolo di manutentore delle pompe idrauliche del palazzetto dello sport, che si trova ancora oggi in Via Goldoni, e dell’annessa piscina. Un giorno, un addetto ai lavori dell’impianto natatorio gli ha consigliato di portare i suoi figli in piscina, e così è iniziato il mio percorso”.
La struttura di CNV si trovava esattamente di fronte a quella odierna ed era composta da una vasca centrale – adibita ai corsi di scuola nuoto – e da una piscina più piccola riservata ai bambini.
Di fronte all’impianto coperto – dove oggi si trova l’attuale palazzetto gestito da Piscine di Vicenza – negli anni ’70 c’era una piscina scoperta che ospitava quattro vasche: una da 25×14 metri (che durante l’inverno veniva coperta da una tensostruttura), due più piccole, alte rispettivamente 25cm e 50 cm, e l’ultima – che possiamo vedere ancora oggi nell’impianto scoperto di via Forlanini – la vasca olimpionica da 50 metri.
Davide ha sempre preferito il mare alla montagna e, grazie alle nuove competenze apprese in piscina, ha potuto divertirsi durante le annuali vacanze al mare di famiglia: nuotate al largo, giochi fra le onde alte e immersioni alla ricerca di conchiglie.
Nonostante tra quel piccolo nuotatore e l’acqua sia nato un indissolubile rapporto di fiducia, crescendo, le priorità cambiano e il tempo, molto spesso, viene meno.
Per questo motivo, per Davide ci sono stati lunghi anni di pausa dall’attività natatoria, ma ha comunque voluto trasmettere alle sue due figlie la sua passione e l’importanza di avere una certa dimestichezza in acqua.
Così, fin da piccole, le sue figlie hanno iniziato a frequentare la piscina e hanno subito scoperto la magia: in acqua c’è una pace che fuori non esiste. Sotto acqua è tutto più bello.
Entrambe hanno praticato nuoto agonistico fino ai 18 anni e, una delle due, ha poi deciso di continuare a frequentare la piscina diventando istruttrice.
Così, con due figlie adulte e più tempo libero a disposizione, Davide ha deciso di tornare a nuotare.
Ormai over 50 e privo di allenamento, Davide viene inserito in un secondo livello e la sua insegnante, almeno per le prime due lezioni, è stata proprio sua figlia.
Ma l’avventura tra padre corsista e figlia istruttrice è durata poco: la memoria motoria è un meccanismo affascinante e, nel giro di qualche mese, Davide ha iniziato a nuotare nei Pre-Master.
Tre volte a settimana, con precisione metodica, Davide si prepara la borsa della piscina e nuota per un’ora, macinando chilometri e, soprattutto, divertendosi.
Poi, però, è scoppiata una pandemia. L’Italia si è fermata e con essa anche le piscine, finché, un giovedì sera, la figlia istruttrice – che non nuotava da anni dopo aver smesso l’attività agonistica – ha deciso di tornare a nuotare nella squadra Master: “Papà, vuoi venire anche tu?”.
Ci sono state delle riserve e qualche insicurezza: Davide ha 57 anni, la squadra Master, forse, si allena troppo intensamente.
Ma la sensazione di fluttuare nel vuoto manca, e allora Davide si tuffa, nel vero senso della parola
Dopo un anno e mezzo da quel giovedì sera, dopo aver macinato decine di chilometri e dopo essere giunto alla conclusione che non ci sia bagnoschiuma al mondo che levi l’odore del cloro, Davide ha deciso di sfidare i suoi limiti iniziando a competere in gare in acque libere.
A Venezia e al Lago di Garda: questo tipo di manifestazioni sono una vera e propria festa. Una celebrazione dello sport e della vita, ma anche un’occasione per testare i propri limiti e per capire che l’attività sportiva non ha età e non è mai troppo tardi per riprendere.
Lo sport è vita e serve a tutti.
Articolo scritto da: Veronica Zin